Start il 17 luglio: nel cartellone degli eventi la prima nazionale di Quel film sono io, spettacolo diretto ed ideato da Umberto Cantone
di Anna Studiale
Si rinnova anche quest’estate il consueto appuntamento con il Festival Internazionale delle Orestiadi di Gibellina diretto da Alfio Scuderi. Una manifestazione che nel corso degli anni ha mostrato una crescita costante per il prestigio ed il peso culturale degli eventi promossi all’interno del suo calendario particolarmente ricco e variegato che anche quest’anno spazierà tra il teatro, la musica e le arti visive nell’ottica di valorizzare quel percorso di rinascita che la cittadina di Gibellina porta avanti sin dal 1979, promosso dal sindaco di allora Ludovico Corrao, in seguito al terremoto del 1968 che la rase tragicamente al suolo.
Tratto caratteristico delle Orestiadi di quest’anno, come già affermato dagli organizzatori, è quello di essere “un Festival siciliano, un’edizione straordinaria con molti artisti siciliani dove si racconterà di Sogni, di Sicilia e di Cinema”.
Si parte il prossimo 17 luglio con l’evento inaugurale impreziosito dalla presenza straordinaria di Niccolò Fabi, ospite d’onore della serata.
Un calendario di grande pregio in cui peso importante assume la prima nazionale di Quel film sono io, in programma il 18 luglio, uno spettacolo teatrale tratto dal romanzo della scrittrice francese Olivia Rosenthal, Il ne sont pour rien dans mes larmes (2012), tradotto ed adattato dal regista ed attore palermitano Umberto Cantone che a Gibellina ne curerà anche la regia.
Strutturato come una sorta di contenitore in cui protagonisti sono sei monologhi interpretati da attori di grande prestigio e bravura artistica: Alessio Vassallo, Filippo Luna, Aurora Falcone, Gaia Insenga, Silvia Ajelli, Daniela Macaluso. In scena dei personaggi molto diversi tra di loro per storie, vissuti ed emozioni che li caratterizzano ma accomunati da un elemento centrale all’interno della pièce rappresentato dal cinema e, più in particolare, dai film che, per svariati motivi, hanno segnato indelebilmente le loro vite. Da qui il teatro che si fa luogo in cui la settima arte entra con tutto il suo fascino che accompagna le nostre vite quotidiane scandite, a volte, per lunghi periodi, dal titolo di un film a cui da spettatori affidiamo le nostre emozioni, i vissuti personali, le storie quotidiane, le delusioni esistenziali. Tutte componenti che rendono quei film parti importanti della nostra vita facendoci sentire noi stessi attori che ci muoviamo all’interno dei loro fotogrammi.
È così che i sei personaggi prendono vita all’interno di sei titoli di grandi capolavori che hanno dato un grosso contributo alla storia della settima arte: La donna che visse due volte (Vertigo) (1958) di Alfred Hitchcock con Silvia Ajelli, Giù la testa (1971) di Sergio Leone con Alessio Vassallo, Effetto notte (1973) di François Truffaut con Filippo Luna, Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci con Gaia Insenga, Thelma & Louise (1991) di Ridley Scott con Daniela Macaluso, Les parapluies de Cherbourg (1964) di Jacques Demy con Aurora Falcone.
Agli spettatori non rimarrà altro, pertanto, che essere testimoni di vere storie di vite che attorno ai film vivono e ruotano ed in cui sarà facile rispecchiarsi e riconoscersi come quella del grafico quarantenne che ha abbandonato le aspirazioni rivoluzionarie coltivate da spettatore di Giù la testa. O la spettatrice di Ultimo tango a Parigi che confessa i propri traumi amorosi con gli uomini sbagliati; o, ancora, la donna affetta da acrofobia che è incerta se attribuire l’origine della sua patologica paura al suicidio della sorella o alla visione di Vertigo di Hitchcock. Ma non potranno mancare tra i personaggi lo spettatore che ha scoperto le prime pulsioni omosessuali identificandosi col personaggio della segretaria di produzione in Effetto notte di Truffaut e l’avvocatessa di successo ridotta sul lastrico per avere assecondato il proprio lato libertario e anarcoide indotto dalla visione di Thelma & Louise. Infine vi sarà anche la ragazza che ha imparato a non vergognarsi di piangere vedendo e rivedendo il cult-movie Les parapluies de Cherbourg, musical della Nouvelle Vague che racconta la storia d’amore fallita tra una borghese e un proletario.
Molto soddisfatto per il lavoro svolto in occasione di questo spettacolo il suo regista Umberto Cantone che, a pochi giorni dalla sua prima di Gibellina, afferma:
«I sei monologhi allestiti per l’occasione delle Orestiadi di Gibellina, grazie all’iniziativa del suo direttore artistico Alfio Scuderi, sono la prima tappa del progetto Quel film sono io, nato dall’incontro con Olivia Rosenthal, una scrittrice intelligente e sensibile che, insieme alla raccolta di racconti “Ils ne sont pour rien dans mes larmes” (2012) ha già composto un altro libro “Toutes les femmes sont des aliens” (2016), anche questo incentrato sui ritratti psicologici di spettatori di film. Insieme ad Aurora Falcone, che per questa occasione di Gibellina mi ha aiutato nella traduzione dei testi, corteggiamo da anni il sogno di mettere in scena in Italia parte del corpus dei racconti di “Ils ne sont pour rien dans mes larmes” che in Francia sono stati allestiti in teatro da Sophie Cattani e Antoine Oppenheim, amici e nostri complici per questa edizione italiana. Ci ha colpiti l’originalità di questo approccio al discorso sui migliori film della nostra vita, un rovesciamento prospettico che permette una indagine, tra letteratura e teatro, sul complesso rapporto che lega spettatore e film, al modo in cui i film possono influenzare alcune svolte emotive o determinate scelte esistenziali».
La serata di chiusura del festival sarà l’otto agosto nella suggestiva cornice del Cretto di Burri con lo spettacolo Lì dove nascono i sogni…: le donne, il circo, la musica, i sogni di Federico Fellini con Francesco Scianna, le musiche eseguite dal vivo da Roy Paci ed Angelo Sicurella e con Fabrizio Romano e Federica Aloisio.